L'elisir d'amore
Foto fonte Internet
Luglio 2013
Serata
giocosa e ricca di stimoli quella del 28 Luglio con L'Elisir d'amore di G.
Donizetti realizzata da Villa InCanto. Artisti particolarmente ispirati ci
conducono in un villaggio forse immaginario ma che ci sembra reale, merito
anche di un allestimento gustosamente rustico e dall'effetto rasserenante e di
costumi perfettamente rispondenti allo spirito dell'Opera. Anche questa volta,
come già in Aida, Elena
Radcenco e Chiarenza Gentili Mattioli, con il loro prezioso lavoro, danno prova di
notevole perizia e raffinato buon gusto. Il M° Riccardo Serenelli è più
che mai spigliato e frizzante. Hiroko Morita, Davide Bartolucci, Renato
Cordeiro e Ferruccio Finetti caratterizzano molto efficacemente i
personaggi, conferendo loro autenticità e verità psicologica. Non sono
maschere stereotipate bensì persone complesse piene di umanità.
Hiroko Morita ci delizia con un uso magistrale della voce, con la sua
espressività, con una recitazione brillante ma sorvegliata. La sua Adina è
donna intelligente, ironica, moderna, conscia della propria dignità e del
proprio valore al di là del suo essere benestante e non si lascia di certo
facilmente ingannare. All'inizio capricciosa e sfuggente, si schermisce
nei confronti di un sentimento che via via sboccia dentro di lei e
trasforma la sua noncurante leggerezza in responsabilità e infine in
gioiosa consapevolezza del suo sentire.
Ferruccio Finetti è, senza dubbio, un ottimo sergente Belcore, borioso,
pieno di sé, interessato, ma in fin dei conti un buffo pallone gonfiato
che accetta la sconfitta con una buona dose di "saggezza". Egli conferisce
al personaggio una caratterizzazione sapiente, marcata ma mai sopra le righe.
Renato Cordeiro si cala agevolmente nel personaggio di Nemorino e ci sa
comunicare con la voce e con i gesti la sensibilità e le delicate
sfumature e trasformazioni del suo animo. La timidezza, l'insicurezza, la
credulità lasciano posto man mano alla speranza, alla fiducia, al
coraggio, nella presa di coscienza della possibilità di poter essere degno
d'amore solo per ciò che è. E l'ingenuo campagnolo diviene uomo artefice
della propria vita. In quella bellissima pagina che è "Una furtiva
lagrima", viviamo con lui l'emozione, la trepidazione, il timore di chi
sente dentro di sé crescere un sentimento e gli pare di indovinare nella
persona amata un barlume del suo stesso sentire. E la pienezza di questo
momento si vela di malinconia perché non sa con certezza se quella lacrima
è davvero spuntata o è solo una proiezione del suo desiderio. Forse non è
reale e allora si sente la terra mancare, è come sprofondare in un abisso.
O invece sì, è realtà, e non si può chiedere altro. La gioia si mescola
all'incertezza perché non si sa dove questo sentimento potrà portare, in
quali territori ancora sconosciuti e quali avventure si condivideranno.
Ha ragione Nemorino. Si può morire al pensiero che quella lacrima, quel
gesto, quello sguardo siano solo fantasia e che quella persona non potremo
averla accanto. E si può morire al pensiero che invece è tutto vero e
vivremo con la persona che amiamo qualcosa di profondo, di magico che allo
stesso tempo ci spaventa un po' per la sua potenza che ci rende così forti
eppure così vulnerabili, così diversi da come eravamo prima e al tempo
stesso così vicini alla nostra natura più autentica.
Deus ex machina di tutta la vicenda è il dottor Dulcamara, scaltro e
irresistibile imbonitore che si fa beffe dell'ingenuità popolare ma
soprattutto emblema del potere della leggerezza, della fiducia,
dell'immaginazione, per cui anche una bottiglia di Bordeaux può
trasformarsi in un portentoso farmaco per il corpo e per l'anima.
La voce e la mimica di Davide Bartolucci sono davvero un elisir
ristoratore elargito a tutti i presenti. Egli interpreta questo personaggio non come un truffatore da strapazzo ma per quello che è realmente: un dispensatore di sogni. E poi, detto in tutta sincerità e con un filo di malizia, una discreta quantità di medici titolati non sono certo meno ciarlatani dell'"enologo" Dulcamara e tutti noi
avremmo urgente necessità di un suo consulto. Infatti non c'è nulla di più balsamico per
il corpo, la mente e lo spirito di un buon bicchiere di vino sorseggiato
magari in compagnia degli amici di Villa InCanto, immaginando che tra noi
siedano e assieme a noi brindino gli straordinari personaggi de L'elisir
d'amore.
Radcenco e Chiarenza Gentili Mattioli, con il loro prezioso lavoro, danno prova di
notevole perizia e raffinato buon gusto. Il M° Riccardo Serenelli è più
che mai spigliato e frizzante. Hiroko Morita, Davide Bartolucci, Renato
Cordeiro e Ferruccio Finetti caratterizzano molto efficacemente i
personaggi, conferendo loro autenticità e verità psicologica. Non sono
maschere stereotipate bensì persone complesse piene di umanità.
Hiroko Morita ci delizia con un uso magistrale della voce, con la sua
espressività, con una recitazione brillante ma sorvegliata. La sua Adina è
donna intelligente, ironica, moderna, conscia della propria dignità e del
proprio valore al di là del suo essere benestante e non si lascia di certo
facilmente ingannare. All'inizio capricciosa e sfuggente, si schermisce
nei confronti di un sentimento che via via sboccia dentro di lei e
trasforma la sua noncurante leggerezza in responsabilità e infine in
gioiosa consapevolezza del suo sentire.
Ferruccio Finetti è, senza dubbio, un ottimo sergente Belcore, borioso,
pieno di sé, interessato, ma in fin dei conti un buffo pallone gonfiato
che accetta la sconfitta con una buona dose di "saggezza". Egli conferisce
al personaggio una caratterizzazione sapiente, marcata ma mai sopra le righe.
Renato Cordeiro si cala agevolmente nel personaggio di Nemorino e ci sa
comunicare con la voce e con i gesti la sensibilità e le delicate
sfumature e trasformazioni del suo animo. La timidezza, l'insicurezza, la
credulità lasciano posto man mano alla speranza, alla fiducia, al
coraggio, nella presa di coscienza della possibilità di poter essere degno
d'amore solo per ciò che è. E l'ingenuo campagnolo diviene uomo artefice
della propria vita. In quella bellissima pagina che è "Una furtiva
lagrima", viviamo con lui l'emozione, la trepidazione, il timore di chi
sente dentro di sé crescere un sentimento e gli pare di indovinare nella
persona amata un barlume del suo stesso sentire. E la pienezza di questo
momento si vela di malinconia perché non sa con certezza se quella lacrima
è davvero spuntata o è solo una proiezione del suo desiderio. Forse non è
reale e allora si sente la terra mancare, è come sprofondare in un abisso.
O invece sì, è realtà, e non si può chiedere altro. La gioia si mescola
all'incertezza perché non si sa dove questo sentimento potrà portare, in
quali territori ancora sconosciuti e quali avventure si condivideranno.
Ha ragione Nemorino. Si può morire al pensiero che quella lacrima, quel
gesto, quello sguardo siano solo fantasia e che quella persona non potremo
averla accanto. E si può morire al pensiero che invece è tutto vero e
vivremo con la persona che amiamo qualcosa di profondo, di magico che allo
stesso tempo ci spaventa un po' per la sua potenza che ci rende così forti
eppure così vulnerabili, così diversi da come eravamo prima e al tempo
stesso così vicini alla nostra natura più autentica.
Deus ex machina di tutta la vicenda è il dottor Dulcamara, scaltro e
irresistibile imbonitore che si fa beffe dell'ingenuità popolare ma
soprattutto emblema del potere della leggerezza, della fiducia,
dell'immaginazione, per cui anche una bottiglia di Bordeaux può
trasformarsi in un portentoso farmaco per il corpo e per l'anima.
La voce e la mimica di Davide Bartolucci sono davvero un elisir
ristoratore elargito a tutti i presenti. Egli interpreta questo personaggio non come un truffatore da strapazzo ma per quello che è realmente: un dispensatore di sogni. E poi, detto in tutta sincerità e con un filo di malizia, una discreta quantità di medici titolati non sono certo meno ciarlatani dell'"enologo" Dulcamara e tutti noi
avremmo urgente necessità di un suo consulto. Infatti non c'è nulla di più balsamico per
il corpo, la mente e lo spirito di un buon bicchiere di vino sorseggiato
magari in compagnia degli amici di Villa InCanto, immaginando che tra noi
siedano e assieme a noi brindino gli straordinari personaggi de L'elisir
d'amore.
Alessandra Gabbanelli
Commenti
Posta un commento