PRENDENDO SPUNTO DA "La Bohème"......UNA NECESSARIA CHIAMATA ALLE ARMI
Foto fonte Internet
Agosto 2014
Il 20 agosto ci incontriamo tutti al Café Momus, nel
Quartiere Latino di Parigi, che, in occasione dell'allestimento de "La
Bohème" (G. Puccini) di Villa InCanto, si trasferisce ai Musei Civici di
Recanati.
In un'atmosfera di brulicante vitalità, potremo sedere accanto agli irresistibili personaggi che animano i quattro quadri, faremo amicizia con loro ed entreremo nelle pieghe intime delle loro esistenze. Ecco il poeta Rodolfo e la ricamatrice Mimì che si incontrano, si riconoscono e questo basta perché l'amore sbocci, tenero e irrefrenabile. Ecco il pittore Marcello e la volubile Musetta, insegnante di canto dedita alla ricerca di amanti facoltosi, fonte questa di litigi e ripicche. E poi ancora ci sorridono il filosofo Colline e il musicista Schaunard che abitano con Rodolfo e Marcello in una fredda soffitta.
Nel dipanarsi delle loro vicende quotidiane, la gaiezza, l'intraprendenza, la solidale condivisione si alternano e si mescolano ad un vago senso di fuggevolezza e di ineluttabile fine da esorcizzare con scintille di burlesca noncuranza e di contagiosa energia vitale, come se la clessidra del tempo scandisse un imminente e definitivo passaggio a una dimensione di disincanto, di giovanili possibilità ormai perdute, di sterile rimpianto. Con lo spegnersi di Mimì si chiude il sipario su sogni lievi e profondi, su scenari di iridescenti promesse che scompaiono ai nostri occhi e solo resta un sapore di sconfitta.
Ma ci piace pensare che la giovinezza e gli incanti della vita siano in realtà una dimensione dell'anima che si rinnova e ogni volta può assumere sfumature diverse ma ugualmente intense. La passione divorante per l'Arte, la sete mai paga di conoscenza, la fiducia forte e piena nell'amore non saranno mai piegate se sapremo nutrirle e proteggerle dalle leggi imperanti del mercato, di meschine logiche di potere, del profitto come unico o principale valore, mostruosi feticci che si ergono a colonne portanti di un sistema che non vuole ammettere discussione e alternativa. Ognuno di noi, nel proprio quotidiano e nelle scelte piccole e grandi, può invece creare questa alternativa e costruire, insieme, una società più equa e fraterna in cui ogni studente, scienziato, filosofo, artista non debba abbandonare il proprio sogno e la concreta speranza di realizzarlo, non sia spinto a cedere alla rassegnazione o peggio a un senso di inutilità.
Declameremo allora una poesia di Rodolfo, ammireremo un quadro di Marcello, Musetta ci insegnerà l'arte del canto, discuteremo di massimi sistemi con Colline, ci faremo rapire dalla musica di Schaunard e impareremo da Mimì a riempirci di stupore e gratitudine per il caldo sole dell'aprile, per una rosa che pian piano ci rivela la sua forma, per il piacere di svegliarsi accanto alla persona amata.
Diverremo, noi con loro, portatori di Bellezza e questa Bellezza non avrà i colori crepuscolari seppur fascinosi di un tramonto, ma quelli sfavillanti di un'aurora.
In un'atmosfera di brulicante vitalità, potremo sedere accanto agli irresistibili personaggi che animano i quattro quadri, faremo amicizia con loro ed entreremo nelle pieghe intime delle loro esistenze. Ecco il poeta Rodolfo e la ricamatrice Mimì che si incontrano, si riconoscono e questo basta perché l'amore sbocci, tenero e irrefrenabile. Ecco il pittore Marcello e la volubile Musetta, insegnante di canto dedita alla ricerca di amanti facoltosi, fonte questa di litigi e ripicche. E poi ancora ci sorridono il filosofo Colline e il musicista Schaunard che abitano con Rodolfo e Marcello in una fredda soffitta.
Nel dipanarsi delle loro vicende quotidiane, la gaiezza, l'intraprendenza, la solidale condivisione si alternano e si mescolano ad un vago senso di fuggevolezza e di ineluttabile fine da esorcizzare con scintille di burlesca noncuranza e di contagiosa energia vitale, come se la clessidra del tempo scandisse un imminente e definitivo passaggio a una dimensione di disincanto, di giovanili possibilità ormai perdute, di sterile rimpianto. Con lo spegnersi di Mimì si chiude il sipario su sogni lievi e profondi, su scenari di iridescenti promesse che scompaiono ai nostri occhi e solo resta un sapore di sconfitta.
Ma ci piace pensare che la giovinezza e gli incanti della vita siano in realtà una dimensione dell'anima che si rinnova e ogni volta può assumere sfumature diverse ma ugualmente intense. La passione divorante per l'Arte, la sete mai paga di conoscenza, la fiducia forte e piena nell'amore non saranno mai piegate se sapremo nutrirle e proteggerle dalle leggi imperanti del mercato, di meschine logiche di potere, del profitto come unico o principale valore, mostruosi feticci che si ergono a colonne portanti di un sistema che non vuole ammettere discussione e alternativa. Ognuno di noi, nel proprio quotidiano e nelle scelte piccole e grandi, può invece creare questa alternativa e costruire, insieme, una società più equa e fraterna in cui ogni studente, scienziato, filosofo, artista non debba abbandonare il proprio sogno e la concreta speranza di realizzarlo, non sia spinto a cedere alla rassegnazione o peggio a un senso di inutilità.
Declameremo allora una poesia di Rodolfo, ammireremo un quadro di Marcello, Musetta ci insegnerà l'arte del canto, discuteremo di massimi sistemi con Colline, ci faremo rapire dalla musica di Schaunard e impareremo da Mimì a riempirci di stupore e gratitudine per il caldo sole dell'aprile, per una rosa che pian piano ci rivela la sua forma, per il piacere di svegliarsi accanto alla persona amata.
Diverremo, noi con loro, portatori di Bellezza e questa Bellezza non avrà i colori crepuscolari seppur fascinosi di un tramonto, ma quelli sfavillanti di un'aurora.
Alessandra Gabbanelli
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