Granelli di polvere, granelli dorati
Foto fonte Internet Mi rifugio nel ventre del buio, respiro piano e cerco un punto nelle pieghe della notte. C’è tanto spazio accanto a me, un abisso di spazio piatto. Non avverto più, su di me, i tuoi occhi nocciola scheggiati di verde, non il tuo aroma lascivo a lusingarmi le narici, non il tuo tocco a rimescolarmi. Non percepisco contorni che mi disegnino, sono solo sagoma senza volto, erosa dalla propria insufficienza, troppo alta o troppo bassa, atterrata da forze beffarde, come in un antico sortilegio. Nascono dentro suoni sommessi, via via più insistenti. Chi mi chiama? Chi scandisce con affanno il mio nome? Figure indefinite tendono a me mani scarne, esangui, i volti plumbei, la gola disseccata come fango bruciato. Sento il loro grido propagarsi nelle viscere e un’onda repentina sferzarmi nel profondo. Vorrei chiudere gli occhi, allontanarmi da questa marea che mi sovrasta impietosa. Come sassi fluttuanti, mi battono le ordinarie meschinità, mi stor