Madama Butterfly
Foto fonte Internet: Milo Manara
Aprile 2013
L'interpretazione
che Villa InCanto dà dell'Opera "Madama Butterfly" di G. Puccini è un vero piccolo capolavoro
di raffinatezza, profondità, attenzione
al dettaglio. Merito, come sempre, del M° Riccardo Serenelli,
degli eccellenti interpreti e di tutti coloro che, a vario titolo,
contribuiscono alla produzione.
Il tema che da subito emerge è quello dell'incontro-scontro tra culture e
l'oggettiva difficoltà di comunicazione, in quanto, in ogni civiltà che
pretende di bastare a se stessa vengono a prevalere l'autoreferenzialità,
l'arroganza e la chiusura. E’ così che una cultura, da fonte di nutrimento
e crescita, può trasformarsi in una prigione.
Nella partitura, l'inno americano e quello giapponese sembrano
intrecciarsi ma non saranno destinati a fondersi e quello che chiamiamo
"sogno americano" si rivelerà pura illusione.
Sono miopi i parenti di Butterfly che la rinnegano perché sceglie di
sposare uno straniero e osa desiderare una vita diversa, è arrogante e
sprezzante Pinkerton nei confronti di tutto ciò che non è americano. Il
console Sharpless mostra maggiore sensibilità e rispetto ma neanche lui
riesce ad affrancarsi dagli schemi mentali del suo ambiente culturale di
riferimento.
Altri temi fondamentali sono l'Eros e l'Amore e, a tale riguardo, la
differenza radicale delle dinamiche interiori di Cio-Cio-San e Pinkerton.
Quest'ultimo si presenta fin dall'inizio come uno "yankee vagabondo" che
prende la vita come un eterno e spensierato gioco di conquista che non
prevede riflessione e responsabilità e le eventuali macerie che lascia al
suo passaggio sono solo un danno collaterale di scarsa importanza.
Nel duetto d'amore del primo atto, percepiamo fin da subito che i due
sposi sono su due dimensioni diverse. Cio-Cio-San è immersa nell'incanto
della prima volta in cui si sta per fare l'amore con la persona che si
ama, quando il desiderio si confonde con il pudore e, nel suo caso, con il
timore di chi si affaccia in un territorio ancora sconosciuto. Ogni suo
sguardo, gesto e parola sono carichi di significato e di profondità. Sta
per varcare la soglia che trasformerà una poco più che ragazzina in una
donna e la porterà a vivere una nuova vita, sognata e voluta proprio
perché condivisa con colui che per lei è ormai "l'occhio del firmamento".
Il suo indugiare è voglia di sostare ancora un po' in quella dimensione
sospesa e insieme presagio di possibile sventura.
I gesti di Pinkerton sono al contrario nervosi, ansiosi, diretti allo
scopo di possedere il prima possibile Butterfly. Eppure, nella lettura che
ne dà Villa InCanto, possiamo scorgere una maggiore complessità del
personaggio. Al cospetto di Cio-Cio-San, egli sembra combattuto tra il
lasciarsi coinvolgere dal suo fascino e il continuare ad indossare l'abito
di chi sfiora la vita e si sofferma solo sull'effimero. Non riuscirà a
liberarsi di questa maschera che in fondo lo imprigiona e soltanto con la
morte di Butterfly si renderà conto che, forse, quella donna, in quei
giorni trascorsi insieme, non era stata soltanto un capriccio.
Butterfly è una ragazza profondamente e sinceramente innamorata e pronta a
dare tutta se stessa all'uomo che ama. La sua fede non è soltanto
ingenuità. Ella crede ostinatamente nel suo sogno d'amore e lo difende con
forza. Non appartiene più alla sua cultura di nascita, non apparterrà mai
a quella americana e ritroverà le sue origini nel dramma del suicidio.
Il suo è un sogno tanto intenso quanto fragile perché è solo lei a
sognarlo. Proviamo ad immaginare per quante notti insonni avrà ricordato i
momenti trascorsi con l'uomo amato, come lancinante sarà stato il
desiderio di averlo accanto a sé, di intravedere nell'oscurità i suoi
occhi, di udire la sua risata, di abbandonarsi alle sue carezze. Quante
volte si sarà illusa per pochi attimi di percepire il calore del suo
corpo, su di lei uno sguardo innamorato, solo per lei parole d'amore.
E avrebbe voluto cantare, danzare, gridare quel sentimento che le scoppia
dentro, perché è proprio quando la persona che si ama è distante che si
comprende pienamente che ciò che si provava era un sentimento autentico,
quando il vuoto che ha lasciato la sua assenza e l'averla perduta forse
definitivamente non si riesce a colmarlo con niente. E al tumulto di
emozioni che si ha dentro è concesso solo di implodere o di sciogliersi
momentaneamente in un pianto solitario. Anche l'energia e la luce della
Primavera, da specchio di un'attesa carica di speranza, diventano un
insulto beffardo a lei, così lontana dal Paradiso, e a quel buio che
avanza e invade la sua anima.
Quando cerca di far tornare Pinkerton con la notizia della presenza del
bambino, non lo fa perché crede che possa tornare da lei solo per questo.
Sarebbe come un ricatto morale e per questo estraneo al personaggio. Lo fa
soltanto per il bene e il futuro di suo figlio.
Nei tre anni che trascorrono dalla partenza di Pinkerton, Butterfly
maturerà attraverso le tappe dell'illusione, della fiducia sicura che
pericolosamente continua ad alimentare e infine della caduta di ogni
speranza, quando saprà che l'uomo che ha continuato ad amare appartiene
ormai a un'altra donna. Quando parla a Kate, la moglie americana di
Pinkerton, si rivolge alla donna che ha ciò che a lei è invece negato e
che deve comprendere pienamente il valore della cosa preziosa che ha
accanto, perché è così che Butterfly continua a vedere Pinkerton.
Augurandole la felicità e di non rattristarsi per lei, non lo fa per
eccessiva bontà ma perché quello è il suo dolore, solo il suo dolore e
soltanto lei può immergersi in esso e da sola riemergere o lasciarsene
annientare. Accoglie con coraggio la sua situazione, se ne fa carico
interamente perché non accetta una condizione esistenziale che non potrà
più appartenerle e così sceglie deliberatamente di non continuare a
vivere.
Il motivo più evidente del suo suicidio è la volontà di rendere suo figlio
libero dai legami del passato, anche se non possiamo non chiederci come
questo bambino potrà essere felice con un padre che ha usato e ingannato
sua madre e con una donna, Kate, che accetta di vivere con quest'uomo.
Il suo bambino dovrà vivere senza l'ombra della sua mamma naturale,
eppure, ella scorge una fioca luce in una piccola traccia del suo viso che
potrà imprimersi nella mente di suo figlio. Continuerà così a vivere solo
in quel lieve riflesso.
Ma Butterfly si uccide anche e soprattutto perché cade a poco a poco in un
baratro di solitudine e disperazione, privo di appigli, la cui unica via
d'uscita che riesce a scorgere è quella dell'annullamento nella morte.
Nelle note di "Con onor muore..." c'è il dolore di tutte le madri private
del proprio figlio, di tutte le donne ingannate e abbandonate, di tutte le
donne che amano profondamente e non sono amate.
Da notare è la precisione con cui viene rappresentato il suicidio rituale
femminile giapponese e il passaggio in cui Butterfly si lega con rabbia le
gambe con la bandiera americana. Così facendo, Pinkerton non potrà mai più
cancellarla dalla sua mente.
degli eccellenti interpreti e di tutti coloro che, a vario titolo,
contribuiscono alla produzione.
Il tema che da subito emerge è quello dell'incontro-scontro tra culture e
l'oggettiva difficoltà di comunicazione, in quanto, in ogni civiltà che
pretende di bastare a se stessa vengono a prevalere l'autoreferenzialità,
l'arroganza e la chiusura. E’ così che una cultura, da fonte di nutrimento
e crescita, può trasformarsi in una prigione.
Nella partitura, l'inno americano e quello giapponese sembrano
intrecciarsi ma non saranno destinati a fondersi e quello che chiamiamo
"sogno americano" si rivelerà pura illusione.
Sono miopi i parenti di Butterfly che la rinnegano perché sceglie di
sposare uno straniero e osa desiderare una vita diversa, è arrogante e
sprezzante Pinkerton nei confronti di tutto ciò che non è americano. Il
console Sharpless mostra maggiore sensibilità e rispetto ma neanche lui
riesce ad affrancarsi dagli schemi mentali del suo ambiente culturale di
riferimento.
Altri temi fondamentali sono l'Eros e l'Amore e, a tale riguardo, la
differenza radicale delle dinamiche interiori di Cio-Cio-San e Pinkerton.
Quest'ultimo si presenta fin dall'inizio come uno "yankee vagabondo" che
prende la vita come un eterno e spensierato gioco di conquista che non
prevede riflessione e responsabilità e le eventuali macerie che lascia al
suo passaggio sono solo un danno collaterale di scarsa importanza.
Nel duetto d'amore del primo atto, percepiamo fin da subito che i due
sposi sono su due dimensioni diverse. Cio-Cio-San è immersa nell'incanto
della prima volta in cui si sta per fare l'amore con la persona che si
ama, quando il desiderio si confonde con il pudore e, nel suo caso, con il
timore di chi si affaccia in un territorio ancora sconosciuto. Ogni suo
sguardo, gesto e parola sono carichi di significato e di profondità. Sta
per varcare la soglia che trasformerà una poco più che ragazzina in una
donna e la porterà a vivere una nuova vita, sognata e voluta proprio
perché condivisa con colui che per lei è ormai "l'occhio del firmamento".
Il suo indugiare è voglia di sostare ancora un po' in quella dimensione
sospesa e insieme presagio di possibile sventura.
I gesti di Pinkerton sono al contrario nervosi, ansiosi, diretti allo
scopo di possedere il prima possibile Butterfly. Eppure, nella lettura che
ne dà Villa InCanto, possiamo scorgere una maggiore complessità del
personaggio. Al cospetto di Cio-Cio-San, egli sembra combattuto tra il
lasciarsi coinvolgere dal suo fascino e il continuare ad indossare l'abito
di chi sfiora la vita e si sofferma solo sull'effimero. Non riuscirà a
liberarsi di questa maschera che in fondo lo imprigiona e soltanto con la
morte di Butterfly si renderà conto che, forse, quella donna, in quei
giorni trascorsi insieme, non era stata soltanto un capriccio.
Butterfly è una ragazza profondamente e sinceramente innamorata e pronta a
dare tutta se stessa all'uomo che ama. La sua fede non è soltanto
ingenuità. Ella crede ostinatamente nel suo sogno d'amore e lo difende con
forza. Non appartiene più alla sua cultura di nascita, non apparterrà mai
a quella americana e ritroverà le sue origini nel dramma del suicidio.
Il suo è un sogno tanto intenso quanto fragile perché è solo lei a
sognarlo. Proviamo ad immaginare per quante notti insonni avrà ricordato i
momenti trascorsi con l'uomo amato, come lancinante sarà stato il
desiderio di averlo accanto a sé, di intravedere nell'oscurità i suoi
occhi, di udire la sua risata, di abbandonarsi alle sue carezze. Quante
volte si sarà illusa per pochi attimi di percepire il calore del suo
corpo, su di lei uno sguardo innamorato, solo per lei parole d'amore.
E avrebbe voluto cantare, danzare, gridare quel sentimento che le scoppia
dentro, perché è proprio quando la persona che si ama è distante che si
comprende pienamente che ciò che si provava era un sentimento autentico,
quando il vuoto che ha lasciato la sua assenza e l'averla perduta forse
definitivamente non si riesce a colmarlo con niente. E al tumulto di
emozioni che si ha dentro è concesso solo di implodere o di sciogliersi
momentaneamente in un pianto solitario. Anche l'energia e la luce della
Primavera, da specchio di un'attesa carica di speranza, diventano un
insulto beffardo a lei, così lontana dal Paradiso, e a quel buio che
avanza e invade la sua anima.
Quando cerca di far tornare Pinkerton con la notizia della presenza del
bambino, non lo fa perché crede che possa tornare da lei solo per questo.
Sarebbe come un ricatto morale e per questo estraneo al personaggio. Lo fa
soltanto per il bene e il futuro di suo figlio.
Nei tre anni che trascorrono dalla partenza di Pinkerton, Butterfly
maturerà attraverso le tappe dell'illusione, della fiducia sicura che
pericolosamente continua ad alimentare e infine della caduta di ogni
speranza, quando saprà che l'uomo che ha continuato ad amare appartiene
ormai a un'altra donna. Quando parla a Kate, la moglie americana di
Pinkerton, si rivolge alla donna che ha ciò che a lei è invece negato e
che deve comprendere pienamente il valore della cosa preziosa che ha
accanto, perché è così che Butterfly continua a vedere Pinkerton.
Augurandole la felicità e di non rattristarsi per lei, non lo fa per
eccessiva bontà ma perché quello è il suo dolore, solo il suo dolore e
soltanto lei può immergersi in esso e da sola riemergere o lasciarsene
annientare. Accoglie con coraggio la sua situazione, se ne fa carico
interamente perché non accetta una condizione esistenziale che non potrà
più appartenerle e così sceglie deliberatamente di non continuare a
vivere.
Il motivo più evidente del suo suicidio è la volontà di rendere suo figlio
libero dai legami del passato, anche se non possiamo non chiederci come
questo bambino potrà essere felice con un padre che ha usato e ingannato
sua madre e con una donna, Kate, che accetta di vivere con quest'uomo.
Il suo bambino dovrà vivere senza l'ombra della sua mamma naturale,
eppure, ella scorge una fioca luce in una piccola traccia del suo viso che
potrà imprimersi nella mente di suo figlio. Continuerà così a vivere solo
in quel lieve riflesso.
Ma Butterfly si uccide anche e soprattutto perché cade a poco a poco in un
baratro di solitudine e disperazione, privo di appigli, la cui unica via
d'uscita che riesce a scorgere è quella dell'annullamento nella morte.
Nelle note di "Con onor muore..." c'è il dolore di tutte le madri private
del proprio figlio, di tutte le donne ingannate e abbandonate, di tutte le
donne che amano profondamente e non sono amate.
Da notare è la precisione con cui viene rappresentato il suicidio rituale
femminile giapponese e il passaggio in cui Butterfly si lega con rabbia le
gambe con la bandiera americana. Così facendo, Pinkerton non potrà mai più
cancellarla dalla sua mente.
Alessandra Gabbanelli
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