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QUEI DUE SUL TRAM

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QUEI DUE SUL TRAM Commedia di Dino Armas Ci sono percorsi che compiamo abitualmente, in giorni come tanti altri, magari sul solito tram. Ma capita, a volte, che un incontro apparentemente casuale vada a perturbare sottilmente una routine ormai sbiadita. E’ ciò che accade a Ismaele, notaio maturo, vedovo, abitudinario e diffidente. Durante il consueto tragitto verso il cimitero, si ritrova a conversare con una donna alquanto loquace, spumeggiante e piacevolmente sfrontata. I due si rivedono nei giorni successivi, vivono situazioni bizzarre e, a poco a poco, si scoprono attraverso le proprie storie costellate di circostanze buffe e di dure prove che la donna affronta con una carica di luce ed energia che ha qualcosa di ammaliante. Ella è capace di coltivare nella quotidianità il seme della trasformazione, a partire dal nome che cambia a proprio piacimento come un abito. Altri curiosi personaggi, caratterizzati molto efficacemente, intrecciano le loro esistenz

La sindrome del terzo panino

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LA SINDROME DEL TERZO PANINO Monologo teatrale scritto, diretto e interpretato da Gianluca Marinangeli “La sindrome del terzo panino” potresti ascoltarlo più di una volta, e ogni volta sarebbe un’esperienza diversa, diverse sarebbero le sensazioni, diverse le reazioni, diverse le risate. Un monologo che è materia dinamica di ricordi autobiografici e brillanti invenzioni, strutturalmente aperto a nuove spassosissime trovate, sapientemente calibrato nel suo essere semiserio e semicomico. Tra ironia, riflessione e battute folgoranti, assistiamo alla nascita, alle avventure e disavventure rocambolesche di un bambino che si fa adolescente e poi uomo, ma senza riuscire a plasmare la propria personalità, finché un evento inatteso, pur nella sua drammaticità, segnerà uno spartiacque, una svolta definitiva, costituirà uno slancio verso l’inesplorato. E in chi ascolta, persino qualche lacrima trova posto tra le risate che si liberano, compl

Twin Detectives

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Foto di Luca Bolognese TWIN DETECTIVES Spettacolo teatrale di e con Gianluca Marinangeli Regia di Piero Massimo Macchini   Una stanza, una scrivania, una macchina da scrivere, una foto, un attaccapanni, trench, cappello, guanti, pistola, sacchetti… Un efferato omicidio di una donna e altri che seguono e che potrebbero essere collegati tra loro. Una città immersa in una coltre di paura e sospetti, come fossimo a Twin Peaks. Una serie di indizi più o meno reali. Due detectives gemelli che si contendono maldestramente la soluzione dell’enigma, l’uno silenzioso, riflessivo e metodico, l’altro parlante, osservatore, un po’ ingenuo, ossessionato dall’ingombrante e quanto mai “vivace” ex moglie. Questi gli invitanti ingredienti di “Twin Detectives”, spassosissimo show tra visual comedy e teatro comico, andato in scena in prima assoluta all’Auditorium Giusti-Lagrù di Sant’Elpidio a Mare dall’11 al 14 aprile, scritto e interpretato da Gianluca Marinangeli con la r

Granelli di polvere, granelli dorati

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Foto fonte Internet Mi rifugio nel ventre del buio, respiro piano e cerco un punto nelle pieghe della notte. C’è tanto spazio accanto a me, un abisso di spazio piatto. Non avverto più, su di me, i tuoi occhi nocciola scheggiati di verde, non il tuo aroma lascivo a lusingarmi le narici, non il tuo tocco a rimescolarmi. Non percepisco contorni che mi disegnino, sono solo sagoma senza volto, erosa dalla propria insufficienza, troppo alta o troppo bassa, atterrata da forze beffarde, come in un antico sortilegio. Nascono dentro suoni sommessi, via via più insistenti. Chi mi chiama? Chi scandisce con affanno il mio nome? Figure indefinite tendono a me mani scarne, esangui, i volti plumbei, la gola disseccata come fango bruciato. Sento il loro grido propagarsi nelle viscere e un’onda repentina sferzarmi nel profondo. Vorrei chiudere gli occhi, allontanarmi da questa marea che mi sovrasta impietosa. Come sassi fluttuanti, mi battono le ordinarie meschinità, mi stor

Una poetessa del 1500: Gaspara Stampa

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Foto fonte Internet Nata a Padova nel 1523 da famiglia milanese, avendo perduto il padre in tenera età, si stabilì a Venezia con la madre, la sorella e il fratello Baldassarre, anch'egli poeta. Amando il canto e la musica, la vita libera ed elegante, strinse relazioni con artisti, letterati e nobiluomini. La relazione con il Conte Collaltino di Collalto durò tre anni e le ispirò molte delle sue più belle rime che compongono il “Canzoniere”. Abbandonata dal Collalto, ebbe altri amanti tra cui Bartolomeo Zen. La morte a soli trentuno anni della scrittrice ha contribuito a creare intorno a lei un’aura romanzesca carica di passionalità e drammaticità tanto da definirla una nuova Saffo. Se consideriamo la sua vita inserita nel costume rinascimentale, tra mondanità ed eleganza, la sua poesia può essere letta come effusione di un’anima sensibile, senza troppe complicazioni psicologiche e stilistiche, e un poco propensa a qualche civetteria femminile. Il Conte di Collalto non co

Aquile nel vento

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Foto fonte Internet Non permettere ch'io m’involi senza di te. Non ti aspetterò a lungo, non rimarrò immobile tradendo il viscerale richiamo. Non trattenermi per i polsi, ma afferra i miei fianchi, aggrappati ad essi come naufrago che ghermisce lo scoglio. Pezzi di noi ancora sanguinanti si staccheranno, fardelli ormai vani. Ci imbatteremo in creature inconsuete e apprenderemo i loro linguaggi. Coglieremo i loro fremiti quando un riflesso squarcerà l’apparenza. Senza gioghi godremo i nostri passi e tenderemo le membra come aquile che catturano il vento. Alessandra Gabbanelli

Veregra Street

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Foto fonte Internet Sorrisi sornioni si stagliano intorno. Ma non varco ancora le soglie dell’audacia, non sfioro la mano che, calda, mi si offre. Note festose colorano l’aria, trampolieri fluorescenti accanto a chioschi di cibi succulenti scompaginano le coordinate consuete e accompagnano al naufragio i virtuosi intendimenti. Un turbamento intermittente si fa strada tra frammenti di ricordi. Una birra ancora, qualche parola, brevi scintille negli sguardi. E siamo avvolti dalla notte, guidati dal vento, pensieri come nuvole lievi, il nostro respiro che materializza davanti a noi disegni opalescenti di acrobati del tempo. Cosa diverrà questo cielo imbevuto d’incanto? Forse spettatore silente di sinuosi sentieri da inventare. Alessandra Gabbanelli